TORNITURA DI GUIDO

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Scelta del legno

Scelta del legno ottimale, quale legno utilizzare

Bubinga pommelè

Potete scaricarvi e stampare la tabella seguente Tabella durezza e pesi specifici 

Il legno  più adatto per torniture è con durezza da 1500 a 3000 Janka e con peso specifico oltre 0,7 Kg/dc

      Introduzione

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Il legno, un materiale nobile ed umile allo stesso tempo. Un materiale che ha accompagnato da molto vicino la storia e l’evoluzione dell’uomo. Dai primi oggetti interamente pensati, creati ed utilizzati dall’uomo, fino alle più alte espressioni artistiche di ebanisteria, scultura e, perché no, tornitura.
Senza dubbio, un materiale unico nel suo genere, che può regalare gioie e dolori, soddisfazioni e frustrazioni.

Tuttavia, per poterlo lavorare efficacemente in qualunque modo si scelga, è necessario prima di tutto conoscerlo a fondo. Questa breve introduzione non ha nessuna pretesa di essere un trattato xilologico, tuttavia, è sempre bene conoscere le caratteristiche e le componenti principali del legno prima di poterlo lavorare con soddisfazione e, cosa più importante, in sicurezza.

Innanzitutto, sembra banale, ma è bene ricordare che il legno che lavoriamo è derivato da alberi; pertanto, è necessario conoscere le caratteristiche di questi, prima di occuparci del materiale “legno” in sè.
Gli alberi sono degli organismi viventi e, come tali, soggetti ad una crescita che segue determinati cicli. Infatti, in alcuni periodi gli alberi hanno una crescita più rapida che in altri: ad esempio, durante la primavera e l’estate, l’albero è vitale ed attivo, e cresce. Cioè aumenta il diametro del suo tronco, crea nuovi ramoscelli che a loro volta cresceranno, le radici crescono di conseguenza per cercare nuovi nutrimenti per la pianta e via dicendo. In autunno ed inverno, invece, entrano in una sorta di quiescenza volta a preservarli durante il clima invernale. Questo determina un rallentamento progressivo delle attività di crescita ed una progressiva riduzione dei liquidi circolanti nella pianta.
Questo continuo ripetersi di cicli di attività e stasi, si traduce in un accrescimento concentrico delle varie parti dell’albero (il tronco, i rami, le radici e così via) in quanto il materiale “nuovo” viene depositato sempre nelle parti più esterne del tronco. Una volta tagliato l’albero, questi cicli diventano i cosiddetti “anelli di crescita”. Tuttavia, la corrispondenza un anello-un anno, non è sempre automatica; infatti, tali anelli dipendono dai cicli della pianta i quali, a loro volta, sono influenzati dal clima; e può succedere che degli eventi climatici importanti possano determinare una variazione della sequenza degli anelli nell’arco dello stesso anno.

Taglio dell’albero

Da quanto visto sinora, si può comprendere come il taglio di una pianta per la successiva lavorazione debba seguire queste fasi di stasi e crescita: infatti, se tagliamo la pianta durante la sua fase di crescita, otteremo un legno più carico di liquidi e linfe, e sottoposto a maggiori tensioni interne. Pertanto, il periodo migliore per tagliare una pianta è durante la sua quiescenza: prevalentemente durante l’inverno. Tuttavia, oltre che dal clima, la quantità d’acqua presente all’interno di una pianta è influenza anche dalle fasi lunari a causa dell’attrazione gravitazionale che il nostro satellite ha sui liquidi (basti pensare alle maree): a fase lunare crescente corrisponde una maggiore presenza d’acqua nella pianta, che va calando assieme alla fase lunare successiva.

    Pertanto, il periodo migliore per il taglio di un albero è durante le fasi lunari calanti invernali:
    le migliori sono quelle di Dicembre Gennaio.

Essicazione

Una volta abbattuta la pianta, inizia il processo di essiccazione e stagionatura del legno. Questa fase può essere svolta principalmente in due modi: artificiale e naturale.
Nel primo caso, la pianta abbattuta viene stavolata e, il prodotto ottenuto depositato in appositi essiccatoi; ne esistono di diversi tipi che sfruttano diversi concetti, ma tutti hanno lo scopo di far eliminare l’acqua in eccesso dal legno. Tuttavia, dati i costi, questi essiccatoi vengono utilizzati dai grossisti di legname e ditte specializzate. In linea generale, il legno acquistato presso queste imprese presenta una precisa percentuale di umidità e, a volte, la velocità del processo di essiccazione genera notevoli tensioni nel legno che può anche risultare inutilizzabile per lavori di falegnameria generale.
Per quanto riguarda il metodo di essiccatura naturale, è opportuno comprendere cosa avviene e come avviene per non rischiare di rovinare irrimediabilmente dell’ottimo legname.
Per semplificare le cose, immaginiamo le fibre del legno come tante cannucce di plastica messe una vicina all’altra. L’acqua nella pianta si trova sia all’interno delle singole fibre (le cannucce), sia tra una fibra e l’altra. Una volta abbattuta la pianta, la prima acqua che viene eliminata è quella tra una fibra e l’altra, in quanto non trattenuta all’interno delle cellule del legno. Dopo questa prima asciugatura (di solito molto veloce, nell’ordine di qualche settimana, al massimo qualche mese), comincia il processo di essiccazione vera e propria: ossia l’acqua presente all’interno delle cellule del legno (nelle cannucce) comincia ad essere eliminata. Il processo è più veloce nelle superfici del legno esposte all’aria: immaginando di seccare un pezzo ramo, dalla corteccia e dalle due estremità. Questa perdita d’acqua dalle zone esterne richiama altra acqua dalle zone interne, e questo spostamento crea una tensione all’interno del legno che è direttamente proporzionale alla velocità del processo: più il legno asciuga velocemente, più si creano tensioni al suo interno.
Solitamente, queste tensioni portano a fessurazioni, crepe e, in alcuni casi, vere e proprie rotture. Le spaccature che troviamo sul legno secco, infatti si producono quando la tensione creata dal processo è maggiore del legame tra le fibre del legno: queste ultime si separano ed ecco la spaccatura. Generalmente, per una essiccazione naturale del legno, si impiega un anno ogni due centimetri circa di spessore/diametro.
Per quanto riguarda il tasso di umidità per la lavorazione del legno, le segherie che essiccano le tavole in proprio hanno un tasso di umidità compreso tr il 12-14% ed il 17% circa, dunque il legno è molto secco.
Se invece il legno viene essiccato “in proprio”, non ci sono parametri per determinare il giusto grado di umidità, anche perchè spesso dipende dal tipo di tornitura che ne vogliamo ricavare.

Riassumendo il tutto, quando riusciamo a trovare del legno, magari particolarmente bello o pregiato, dobbiamo assicurarci che rilasci il suo contenuto d’acqua nella maniera più lenta e regolare possibile per evitare fessurazioni che lo renderebbero inutilizzabile. Per farlo dobbiamo posizionare il legno in un ambiente con una buona ventilazione (ma senza che sia esposto al vento) ed in cui non arrivi la luce solare diretta: questo garantisce un buon ambiente di scambio e, quindi, la regolarità di essiccatura. Inoltre, è bene anche sigillare le teste del legname spennellandole con vecchie colle o vernici, paraffina o altre sostanze apposite al fine di evitare perdite di liquidi incontrollate: questo dovrebbe garantire la lentezza e costanza della perdita d’acqua.
Questi piccoli accorgimenti, dovrebbero limitare al minimo le spaccature che, comunque, sono sempre in agguato e si presentano in modo imprevedibile.

Il tipo di legno

Innanzi tutto il legno deve essere compatto, senza difetti, muffe o rami sporgenti nerastri, perché questi sono nodi marci o nodi cadenti; per un buon successo nella tornitura le fibra deve essere compatta ed abbastanza dritta, per in bell’oggetto finale il legno deve avere un bel colore, magari con una differenziazione tra la zona di alburno e quella di durame.

Elenco di legni adatti alla tornitura con nome comune italiano, nome inglese, nome botanico, durezza e peso specifico.


Umido e fresco o stagionato?

In genere non ci sono grandi problemi per quanto riguarda la tornitura, la differenza potrebbe essere vistosa nell’oggetto finale.
Per una dimostrazione in una fiera o per imparare, il legno umido potrebbe dare migliori risultati, infatti l’umidità aiuta a mantenere compatto e morbido il legno, ma per un bell’oggetto finale non è il più indicato perché durante la successiva essiccazione ed il conseguente ritiro l’oggetto potrebbe rompersi o presentare spaccature e fessurazioni non proprio estetiche, a meno che questo non sia un effetto voluto.
E’ possibile però sbozzare e sgrossare un grosso pezzo di legno, lasciando abbondante sovra materiale rispetto all’oggetto finale per favorirne l’essiccazione ed il ritiro controllato evitando che si possa spaccare se lasciato con una sezione troppo robusta. Dopo la prima fase di lavorazione è bene lasciare il pezzo di legno nel medesimo ambiente dove sarà collocato l’oggetto finito, o almeno in un luogo alla medesima umidità degli oggetti.
A titolo informativo l’umidità del legno per mobili deve essere compresa fra 9 e 14  % a 20°c


Si più tornire tutto il legno o no?

In genere sì, ma con le dovute considerazioni:

Legno di conifera

E’ consigliabile tornire legno di latifoglia, anziché legno di conifera come pini, abeti ecc, perché il legno di conifera è resinoso e quindi potreste trovare a metà dell’opera tasche di resina appiccicosa, in oltre il legno resinoso non assorbe facilmente la finitura, ha in genere una fibra larga che tende a spezzarsi.
Detto questo, bisogna anche valutare che i piccoli cipressi che fanno cespuglio hanno un legno compatto che per piccoli oggetti può dare soddisfazioni. Il Cirmolo è un altro legno che si presta alla tornitura, per i pini e gli abeti è meglio utilizzare i rami perché sono più elastici e diminuisce il rischio di trovare sacche di resina.

Legno di latifoglia

Il legno di latifoglia, ovvero di piante che hanno la foglia larga è  il migliore, la sua venatura ci deve suggerire quali forme è possibile ricavare con maggior successo, ad esempio una quercia come il rovere ha la venatura molto larga, quindi tenderà e spezzarsi più facilmente di un legno a fibra sottile.
Querce e legni teneri sono più indicati per oggetti con forme generose, ampie come sfere e con pochi dettagli e non accentuati; al contrario legni più duri come il noce o a fibra sottile ed uniforme come il faggio sono indicati per ottenere oggetti con particolari definiti, l’Ulivo è più duro e spesso non lo troviamo dritto ma contorto,questo è il sua lato migliore per l’estetica, ma la lavorazione è sicuramente più impegnativa.
Ottimi anche tutti gli alberi da frutto, il Pero ha una buona venatura compatta, il Ciliegio un bel colore ed una bella differenziazione.
Gli arbusti ed i cespugli come il Bosso sono splendidi per la struttura resistente e per i particolari ben definiti che si possono ottenere.

Nodi e parti non adese

Il legno da tornire andrà scelto con una certa cura, cercando di evitare i pezzi che presentano evidenti fessurazioni o nodi morti, per evitare che, per effetto della forza centrifuga, si stacchino dei pezzi durante la lavorazione.
Vi sono vasi e ciotole magnifiche creati con rami  la cui corteccia entra a far parte dell’opera d’arte, ma la scelta del pezzo e soprattutto l’esecuzione è difficile e da non sottovalutare, tale esecuzione “roba da esperti”.

Legno usi ed applicazioni
La scelta del legno è molto soggettiva e, al di là delle semplici considerazioni estetiche di colore e venatura del legno, in generale è necessario sempre tenere presente l’utilizzo del pezzo tornito.
Oggetti che sono puramente decorativi possono essere fatti anche con legni “teneri” come le conifere in generale, la betulla e altre latifoglie poco “resistenti” agli urti e ammaccature.
Oggetti soggetti ad usura (come parti di un ipotetico meccanismo in legno) è meglio farli con legni resistenti a questa sollecitazione:
maggiociondolo, corniolo, frassino,bosso,bubinga,tali.
Oggetti che sono spesso manipolati, possono essere fatti con legni “classici” per questi scopi:
faggio, frassino (ottimo per manici di utensili), acero, robinia ( è l’acacia diffusa in Italia ) e simili.
Per oggetti decorativi, è preferibile usare legni che abbiano una venatura marcata od una forte differenziazione tra alburno e durame come il tasso, il maggiociondolo, l’ulivo, il bubinga.
Insomma, il legno è sempre una scoperta e, spesso, anche quello che non credevamo possibile, ben si adatta allo scopo.
Anche pezzi storti come i rami o mettere un pezzo sul tornio volutamente di traverso così da avere la venature che appare e scompare, usare le punte i il mandrino o il platorello, insomma il legno è una materia splendida.

4 risposte a “Scelta del legno

  1. Flavio 25 luglio 2017 alle 09:46

    Salve, mi servirebbero dei listelli di ulivo e di ebano di almeno 60mm di spessore, saprebbe consigliarmi qualche rivenditore…io sono della campania e preferirei non comprare online per vedere i “pezzi” da vicino.
    La ringrazio anticipatamente

    • tornituradiguido 25 luglio 2017 alle 10:10

      Anche io preferisco comprare il legno dopo averlo visto e toccato,
      Dato che rivenditori validi per legni belli e pregiati sono solo in Brianza,
      spesso cerco un mezzo adatto, tipo furgone e vado a vedere cosa trovo.
      Se trovo legno bello e a prezzo ragionevole ne prendo in abbondanza
      per avere delle scorte e poterne dare ad amici e allievi.
      On line compro solo legno molto raro e strano che in Italia non trovo.
      Questi pezzi li ho presi a Croydon a Londra Sud, ma ci sono andato in auto.
      Goldfiedl australiano
      Pink ivory sus Africa

  2. Ernesto Ferdigg 6 aprile 2016 alle 19:34

    Vorrei per piacere chiedervi dove posso ordinare una serie di varie tavole (olivo noce acero e altri)per falegnameria e tornio? Grazie e Auguri

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