TORNITURA DI GUIDO

il sito per imparare a tornire e migliorare con trucchi e suggerimenti forniti da Guido Masoero

Finitura lucida di Guido

Le principali finiture per i pezzi torniti.

Quando finite un pezzo al tornio, le ultime passate devono essere molto sottili, con sgorbia ben affilata, in modo di non lasciare striature e grattate.
Passate dei pezzi di tela smeriglio sul pezzo in rotazione a bassa velocità senza spingere troppo.
Vedere la pagina dedicata agli abrasivi per lisciare il legno
Le principali finiture sui pezzi torniti sono:
1° Cera d’api miscelata con cera carnauba. 
2° Finitura australiana Shellawax
3° Finitura sudafricana Woodoc 20
4° Finitura di Cecco
5° Gommalacca a stoppino
6° oli vari di finitura

Quando la forma del vostro pezzo tornito vi soddisfa, lisciate accuratamente con tela smeriglio il vostro  legno.
È consigliabile usare tela smeriglio al posto della carta vetro, costa di più, ma dura anche molto di più.
Cominciate con grana da 120 a 180 Grit a secondo di come avete  finito con la sgorbia. Quanto sarete più bravi potete cominciare da 240 grit.
Se la superficie vi pare abbastanza uniforme e liscia, passate a una grana più fine, esempio da 180 a 240 grit,  e cosi via aumentando del 25-30%.
Il tornio deve girare a velocità non molto elevata, altrimenti il legno scalda troppo, e dovete far scorrere la tela avanti e indietro rapidamente.
Su legni pregiati e pezzi piccoli rifinite con carta fine ( non nera) da 800-1000- e anche 1200 su  penne.
Vedere anche la sezione abrasivi per i tipi da usare.

1° Cera Carnauba a stecche

Preparate una miscela di cera carnauba al 66% a bacchette come spiegato in seguito.
Strusciate la bacchetta sul legno che gira e la stendete con un pezzo di carta cucina.

Prima di dare la finitura il legno deve essere liscio e lucido a specchio,
Il tornio deve girare piano per evitare riscaldamento del legno, incominciate con tele abrasiva grana 120-150 grit
Poi pulite con uno straccio i residui di abrasivo e proseguite con tela a 220-240 grit.
Ripetete l’ operazione con tele sempre più fini sino a 400-600 grit
Ogni volta fermate il tornio per controllare che non siano visibili grattate o striature.
Appoggiate la carta sul bordo e spingete abbastanza con forza e vi spostate verso il centro.
Ripassate avanti e indietro 2-3 volte e fermate il tornio per vedere se vi piace.
Se si vedono ancora striature di sgorbia, ricominciate con la tela a grana grossa (es. 120 grit).

Preparare la cera carnauba a stecche.
Comprate 2 etti di cera carnauba a scaglie e 1 etto cera d’api in panetto.
Spesa totale circa 10-12€ per 5 stecche.
Mettete una vecchia pentola sulla stufa con un vaso di vetro da 1 Kg da marmellata a bagnomaria.
Mettete la cera carnauba nel vasetto e aspettate circa mezza ora che si sciolga; poi aggiungete il panetto di cera d’api.
Mescolate, versate negli stampini che avete preparato in precedenza rivestiti di carta da forno o alluminio.
Misura delle stecche 1,5x2x20 cm circa, ma fate lo stampino alto almeno 2-3 cm poiché si ritira molto.
Aspettate che sia fredda, togliete dallo stampo e andate sul tornio a provare.

stampino9

Esempio di stampino per 5 stecche da 32 cm. Circa 3 etti bastano per 300 pezzi.

Con il tornio in moto appoggiate la stecca sul pezzo in rotazione e lo spostate lentamente su tutta la superficie.

Poi con il tornio ad alta velocità passate un piccolo straccio di cotone o un pezzo carta cucina e spingete bene, il riscaldamento prodotto scioglie la cera e muovendo lo straccio la stendete in modo uniforme. Quando vedete che la cera è ben distesa, fermate e controllate.
Se non viene lucido a specchio la superficie del legno non era bella liscia. Ricomincia dal inizio con la tela e insistete di più.
Se la stecca di cera vi sembra troppo dura rifondete il tutto aggiungendo altra cera d’api.
Questo sistema da scarsi risultati su legno fresco o tenero. la cera viene rapidamente assorbita e dopo qualche giorno il legno non è più lucido.

Vedi anche Wikipedia carnauba.

Posti dove comprare la cera in scaglie da un buon colorificio o negozio di belle arti.
In Torino trovate questi:
Sinopia Via Poliziano, 56/A TORINO circa 20€ aKG
Colore Amico via Cuminie, 2 – VILLAR DORA (TO) circa 25€ a Kg
A stecche già pronte per tornitori pigri e ricchi. circa 50€ a Kg
Ferramenta Trifiletti C.so San Maurizio 63 10124 Torino
A Roma da antichitabelsito

2° Finitura australiana

shellawax3Si può  usare EEE ultrashine e Shellavax al posto della cera carnauba. È un prodotto australiano basato su gommalacca e cera con indurenti.
Prima spalmate a tornio fermo una piccola quantità di EEE ultrashine e la stirate con il tornio in moto a velocità elevata; questo prodotto contiene un abrasivo finissimo che lucida ancora e chiude i pori.
Poi sempre a tornio fermo spalmate un po’ di Shellawax cream e lo stirate come prima.
In ultimo passate un velo di Shellawax liquido come lucidatura finale.  Lo shellawax liquido si usa anche per sciogliere il cream che col tempo diventa solido.
Lo trovate  Su Ebay e da Affilatura Manzanese

Filmino di Nonno Tony e Livio sul’ uso della Shellawax
http://www.youtube.com/watch?v=h-7ImFsHrhE

3° Finitura sudafricana Woodoc 20

woodoc20

Questa è la più bella e resistente finitura che ho trovato.       

Woodoc 20 è una vernice poliuretanica lucida e trasparente.  Utilizzato allo stesso modo di altri oli, lo si spennella generosamente per la prima mano, poi si aspetta per un massimo di 10 minuti a seconda del livello di umidità  ambiente e si pulisce l’eccesso con carta cucina.  Questo è importante per eliminare i segni del pennello e le colature.
Quando è asciutto (io di solito lo lascio una notte) si ripassa in modo leggero con tela grana 320/400 o il vostro metodo preferito per lucidare, per poi applicare la seconda mano.  Quando ben asciutta si passa la tela a 600 grit e si la mano finale. Si può anche diluire un po’ e darne solo un velo,

Se il legno era bello liscio e lucido di partenza, si ottengono  risultati spettacolari.
è bene svitare il mandino dal tornio senza togliere il legno, per evitare scentrature
o si può fare dopo aver smontato dal torno e applicare fuori all’ aria.

Se si desidera una brillantezza elevata utilizzare una buona qualità  di finitura con tela grana  600 e oltre prima di applicare l’ultima mano e lasciarlo asciugare,  si avrà una finitura a specchio
Si può diluire leggermente con terpeni d’arancio o limonene.
Lo trovate legnipregiati.com a Torino

4° Finitura di Cecco

Alkidina Opaca, prodotta da CAP Arreghini s.p.a.

Vernice nitro sintetica di finitura, resistente al graffio. Sensibile al vapore acqueo e a prodotti contenenti solventi. Gloss: 15/20
Rapida essiccazione (circa 15/20 minuti)

Si può dare dopo un turapori (anch’esso nitro) oppure direttamente sul legno nudo.
Io consiglio: turapori (una mano), carteggiatura (grana 400), prima mano Alkidina, carteggiatura (grana 400), seconda mano Alkidina, carteggiatura finale con scotch brite o similare.
[Scritto da Cecconello Roberto]

5° Gommalacca

Dati ricavati dal Forum il-Legno.   Scritto in origine da Aurelio Bolognesi.  Ecco la teoria, velocemente.
Si diluisce la gommalacca in fiocchi (io uso, 250g di gommalacca per un litro di alcol, taglio a 250g).
Per diluire i fiocchi, ci vogliono una ventina d’ore a meno che non si macinino e che si scuota la miscela sovente e vigorosamente.
Si tagliano dei quadrati di lana (vecchie calze) di 10cm di lato circa.
Li si imbevono di gommalacca e li si appendono ad asciugare fino a che non siano mezzo asciutti, dopo di chè si mettono in un barattolo chiuso ermeticamente per ulteriore uso.

La prima parte della finitura è la chiusura dei pori.
Si prepara un tampone facendo un fagottino con dei ritagli di lino nei quali si mettono un paio di pezzi di lana imbevuta.
Si cosparge la superficie da finire con un velo di polvere di pomice e si aggiungono delle gocce d’olio di paraffina.
Adesso al tampone si aggiunge gomma lacca (io uso una bottiglietta di plastica che spruzza schiacciandola).
E via di tampone, facendo degli 8 e dei cerchi.
Questo è lavoro duro, bisogna spingere forte e ci vuole tanto olio di gomito, se necessario lubrificate parsimoniosamente con olio di paraffina.
L’alcol solleva il pelo del legno, la pomice lo taglia e questo, mescolato alla gommalacca viene spinto nei pori otturandoli.
Quando si è ottenuta una superficie liscia, si procede alla finitura vera e propria.

Si rifà un tampone con nuova lana imbevuta, ora si può usare cotone invece di lino perchè non c’è più  l’effetto abrasivo della pomice.
Ricominciate a fare degli 8 e dei cerchi con il tampone, ma ora aggiungete alcol in modo di avere una miscela 50/50 con la gommalacca nella lana.
Se cominciate su un lato, quando arrivate all’altro lato, il primo dovrebbe essere già asciutto e potrete ricominciare.
La teoria è che la mano che state applicando scioglie parzialmente la mano precedente creando adesione.

Dopo una dozzina o più  mani si comincia ad andare lungo vena uscendo sempre dal pezzo, come un’ aereo che atterra e decolla.
Dopo una mezza dozzina di passaggi così bisogna togliere i residui di olio facendo delle passate leggere lungo vena con solo alcol.

Il giorno dopo, una leggera cerata e via ! Spero di essere stato abbastanza chiaro.
Questo è il metodo francese, apparentemente gli italiani e i tedeschi usano abbondante olio di lino.
Sul tornio è più  facile perchè è il tornio che fa il lavoro pesante.
Segui le direzioni sopra per preparare il tampone, se lavori su legno a pori aperti, pomice ecc, su legno a pori chiusi potresti passare direttamente alla finitura vera e propria.
Con il tuo tampone, ti avvicini al pezzo, come se fosse una sgorbia e vai da una parte all’altra abbastanza velocemente, (in modo praticamente di fare una passata sola). Se il pezzo è di dimensioni modeste, devi aspettare un paio di minuti fra una mano e l’altra.
Ripeti fin che hai l’effetto desiderato. Deve essere liscio come il culetto di un neonato.

Sul tornio si fa in fretta a metterne troppa di gommalacca, perchè il pezzo gira, bisogna fare una passata lateralmente in modo che tutto il pezzo abbia praticamente una mano sola poi aspettare un paio di minuti (il pezzo gira, l’alcool asciuga in fretta) e via con un’altra mano.
Se il tampone “attacca” bisogna metterci un po’ di olio di paraffina.

Il pennello si fa si una finitura a gommalacca, ma il risultato sarà ben diverso dal vero “french polish”.

[Scritto in origine da Bolognesi Aurelio]

Scritto da Enrico D’ascenzio – Mastroenrico.  Per questo tipo di lavori non serve che sia decerata, il fatto che sia purificata o meno ha una sua precisa ragione di essere solamente in Liuteria e alto Restauro in quanto la presenza di parti cerose ( ma si tratta sempre di infinitesime quantità) influisce sullo scioglimento dei vari pigmenti e resine ( sandracca, elemi, mastice in lacrime, sangue di drago, mirra ecc ecc) che in tali discipline trovano applicazione ed utilità.

Nella lucidatura ordinaria (non scadente , anzi) una buona gommalacca reperibile in colorerie serie è ampiamente sufficiente a garantire un risultato spettacolare.
Se la mano è buona e con una minima esperienza anche la classica ABT angelo (la più  commerciale che esista) garantisce effetti da brivido.
Una cosa che invece la gommalacca non desidera affatto è la fretta.
Cioè, non pensare che la sera metti uno o due etti di gommalacca nell’alcool a 98° e che il giorno dopo lucidi, in questo caso non sarà colpa del materiale se il risultato non sarà buono ma del tempo.
Ne abbiamo parlato qui molte volte negli anni passati, la gommalacca ama il trascorrere delle settimane ma ancor più  dei mesi e impazzisce addirittura per gli anni.

Intendiamoci, non voglio dire che ci devi mettere tutto quel tempo per prepararla, di solito se è per un mobile o per un oggetto da tornio anche qualche giorno potrebbe andar bene, ma visto che la stai preparando allora vale la pena di farne diversi litri ( io uso il vaso da 5 a bocca larga). Dopo una settimana ci togli quel poco che ti serve subito ed il resto lo passi in un vaso più  piccolo o in due vasi medi e la lasci riposare per due o tre settimane al buio avendo cura di rovesciare i contenitori ogni due o tre giorni. Nei contenitori non dovrà esserci assolutamente aria e se occorre rabboccali con alcool e aggiungi gommalacca . Non preoccuparti di eccedere con la Gl perchè una soluzione satura la puoi diluire in futuro senza problemi ma una soluzione eccessivamente diluita non la potresti più  implementare.

A questo punto prendi delle belle bottiglie da vino( buone sia perchè sono scure e sia perchè sono da 75cc) e imbottiglia la soluzione filtrandola con un filtro da enologia che non costa un cavolo ma è mille volte meglio di una calza da donna che lascia passare anche i sassi, la tradizione delle calze era ottima quando le calze erano di seta ma le impurità della gommalacca sono molto più  piccole delle maglie di una calza di nylon).

Sopra ogni bottiglia mettici sempre una etichetta con la scritta del giorno di preparazione, la concentrazione approssimativa e il tipo di gommalacca usato) e poi tappale con tappi da vino in plastica o se di sughero usa il sughero nuovo, non vecchio muffito e poroso. Riempire sino all’orlo e limitare al minimo il contatto con l’aria. L’alcool a 98/99° è fortemente igroscopico , cioè vuol dire che tende ad assorbire l’umidità dell’aria circostante come una vera e propria spugna.

Fatto? Bene, ora prendi le tue sei o sette belle bottiglie e dimenticatele letteralmente in un armadio in cantina o comunque un luogo fresco ma non freddo.

Tanto per l’uso immediato hai sempre il primo litrozzo che hai levato dopo una settimana, ricordi?

Con un litro di gommalacca lucidi pezzi da tornio sino a riempire un autotreno.

Le altre bottiglie aprile a scadenza annuale e poi osserva le differenze, potrai così formarti una opinione personale e rispondere adeguatamente a coloro che spesso inopinatamente proclamano la scarsa durata della soluzione di gommalacca.

La Gommalacca di una settimana è buona, di un mese è ottima, di un anno è sublime. Io ho alcune bottiglie di diversi anni ma una in particolare del 1998 ( è anche vero che è la varietà Rubino ) che ha raggiunto una limpidezza e un punto di colore spettacolare e una facilità di stesura ben diversa dalla stessa in origine.

La lucidatura a stoppino e pomice ( la semplifichiamo così per abbreviare ma ci sarebbe da parlare per ore) per i mobili o per la Liuteria o per l’Antiquariato ha tecniche applicative specifiche che necessitano di manualità e competenze molto diverse da quello che serve per la lucidatura su tornio. Come ha detto Giacomo ( e ne conosciamo tutti la competenza per cui un suo consiglio sarebbe sempre da seguire anche senza capirne immediatamente tutti i risvolti) la pomiciatura su ciliegio non serve in quanto la compattezza dei pori e già di per se sufficiente ed essere saturata dalla sola gommalacca.

Io mi permetto di aggiungere che tranne in casi particolari, su un pezzo in rotazione la pomiciatura non deve essere usata e vieppiù  da mano inesperta con la terribile polvere.

Nella lucidatura statica, la pomice ha un duplice effetto: abrasivo e riempitivo. Quando si procede nella finitura addirittura la pomice viene sostituita da altre sostanze( ad esempio il talco veneto) con un effetto abrasivo talmente infinitesimo da essere addirittura confuso con un lubrificante, pensate solamente al talco che mettete dopo un bagno, a voi sembra che aumenti addirittura lo scorrimento sulla pelle e invece in lucidatura quello è un abrasivo.

L’effetto abrasivo e riempitivo per essere omogeneo e donare quell’aspetto a specchio alla gommalacca necessita nella applicazione di movimenti particolari ellittici o ad 8 ma continui , omogenei e graduali, perchè col passare delle mani la pomice e la gommalacca in eccesso vengono dal tampone spostate e immesse nei pori rimasti ancora aperti sino ad avere perfetta omogeneità.

Col pezzo in rotazione l’unico movimento possibile è quello lineare e inoltre la pomice non sarebbe mai omogeneamente distribuita sul pezzo ma potrebbe portare a fastidiose quanto visibili rigature ( presenti infatti sul pezzo mostrato anche se in minima percentuale tanto che lo giudico comunque molto gradevole) che addirittura si tramutano in eliche quando la mano si sposta in orizzontale.

Per quanto riguarda la lucidatura a gommalacca su tornio, ho potuto constatare negli anni come le tecniche di stesura classiche debbano essere accantonate lasciando il posto a procedimenti uguali nelle materie usate ma diversi nell’applicazione.

Quello descritto da Giacomo è ottimale e lascia trasparire tutta la preparazione tecnica e l’esperienza del Restauratore , cionondimeno ne possiamo usare altri meno impegnativi nell’operatività ma veloci e altrettanto validi dal punto di vista estetico.

La cosa importante è sfruttare a nostro favore quelli che sembrano essere difetti applicativi prodotti dalla rotazione e trasformarli in elementi basilari per l’uso di tecniche diverse.

Con la rotazione possiamo passare centinaia di volte al minuto sul pezzo e possiamo generare calore, queste cose se opportunamente impiegate ci vengono incontro e ci aiutano anche se sembrano contrastare apertamente con le tecniche normalmente impiegate.

La lucidatura industriale di inizio secolo aveva ben compreso l’importanza della rotazione e aveva prodotto le prime lucidatrici orbitali che producevano effetti a specchio e duraturi.
Comunque, la cosa importante è sperimentare e fare tesoro delle esperienze, una tecnica che a me piace e soddisfa potrebbe non piacere ad un altro che magari trova migliore la sua e se ne giova con successo, l’importante è avere un pezzo fatto da noi e che ci trasmette qualcosa di positivo.

Aggiungerei che a questo punto tripoli e polish (o anche solo polish) potrebbe aiutare nel brillantare la superficie se i solchi non sono troppo pesanti….
Forse (non lo so perché mai provato) , potrebbe aiutare il mattoncino di feltro opportunamente imbevuto di polish.

Concordo con Federico, il polish è difatti una emulsione di cera,solvente e abrasivo in microgranuli e ha di per se’ un effetto lucidante e ravvivante su superfici già trattate ma opacizzate dal tempo oppure in corso di trattamento . Ottimo ed economico è il polish della Leclerc ( non mi ricordo se si scriva così) ma ve ne sono di altri anche molto migliori, in questo senso Fede potrà essere molto più  preciso di me.

Per quanto riguarda il colore della gommalacca appena preparata , esso non ha nulla a che vedere col risultato finale.
Il colore scuro ambrato è normale, non lo è altrettanto l’effetto lattiginoso.
Se si presenta un effetto lattiginoso i casi sono due: o si è utilizzato un alcool a basso titolo cioè 90° oppure la soluzione è satura e troppo fresca.
Nell’alcool a 90° in soldoni si può affermare che su un litro di composto 90 sono i cc di alcool puro e 10 sono di acqua.

L’effetto che ha l’acqua nella gommalacca è devastante perche tende a separare i composti che sono disciolti nell’alcool ma che non sono solubili in acqua , come ad esempio le cere e gli olii essenziali. Tale separazione trasforma la soluzione in emulsione con disastrosi effetti estetici.

Se ne volete avere un esempio banale io di solito ripeto sempre la stessa esperienza che mi è stata fatta vedere tanti anni fa, cioè prendete un bicchierino di liquore tipo Sambuca, oppure Mistrà oppure grappa di anice, e lasciate cadere anche soltanto una singola goccia di acqua nel liquore; ebbene vedrete l’intero composto prima trasparente trasformarsi per incanto in un liquido lattiginoso e impenetrabile alla vista.

Se la tua soluzione è stata fatta con alcool scadente purtroppo non vi è rimedio ma se invece hai correttamente usato un alcool titolato oppure una delle tante alternative come ad esempio il Solvlac (miscela di alcooli purissima per tipografia costo circa 6 euro litro) non curarti del colore bruno ambrato.

Dipende dalla percentuale disciolta di gommalacca.

Qui le scuole sono diverse e tutte egualmente valide.
C’è che parte direttamente con una concentrazione a finire e chi invece preferisce (come me) preparare una soluzione maggiormente concentrata riservandosi la diluizione al momento dell’uso.

Perché questo; il motivo lo ritroviamo nelle molteplici concentrazioni richieste dalle varie applicazioni e dai vari materiali. Una prima mano su un mobile richiede una diversa concentrazione da una successiva mano o dalle passate a tampone e ancora sarà diversa dalla stessa prima mano da dare ad uno strumento musicale.

Orbene dato che non mi pare conveniente preparare decine di bottigliette con le varie soluzioni preferisco fare una base comune (che di solito individuo in circa 200 grammi litro) e lasciarla infondere con le modalità già descritte prima e cioè almeno un paio di settimane (almeno eh) in vaso grande girato di continuo e il resto come già detto.

Alcuni lucidatori (tra i quali quello dal quale sono stato a bottega) addirittura preparano una soluzione e saturare che viene quasi gommosa e ne prelevano poca per volta additivandola al momento con altro alcool puro.
Non giudico il metodo, ma i risultati li vedo comunque ottimi.

Dicevamo del colore ambrato, non preoccuparti, prima che la gommalacca raggiunga uno spessore tale da mostrare una qualsiasi colorazione dovresti averne date a decine e decine di passate , infatti ogni passata a tampone non lascia che un infinitesimo strato di materiale (parliamo di millesimi di millimetro) e quindi non riesce mai ad avere uno spessore sufficiente a mostrare variazioni cromatiche dannose.

Proprio per questa sua caratteristica di non produrre film consistenti, la gommalacca in liuteria(più  raramente in restauro) viene additivata con pigmenti coloranti tipo Sangue di Drago, Curcuma, e chi più  ne ha più  ne metta ma avendo l’accortezza di dare le mani di fondo con gommalacca incolore.

Questo per preservare l’integrità cromatica del legno che in fase di restauro tornerebbe ad essere veramente come mai verniciato lasciando la colorazione soltanto allo strato più  superficiale della GL.

In falegnameria, come sappiamo, si effettua esattamente il contrario e cioè è il legno ( con la mordenzatura) ad essere colorato e poi la finitura superficiale si lascia spesso incolore.

Ci sono precise motivazioni per tutte e due le tecniche e non vanno sottovalutate ma non è questo l’oggetto del presente topic.

Quindi vai tranquillo, dai tempo alla GL di sciogliersi bene e poi vedrai che il colore marrone non apparirà assolutissimamente.

Ricordati sempre, però, il problema dell’umidità dell’aria. Non lucidare mai e poi mai a gommalacca in ambiente o in giornata particolarmente umida.
Vedresti il tuo bel lavoro irrimediabilmente velato.
Enrico.

Lucidatura a gommalacca

Il vecchio messaggio essendo stato scritto per una persona, per sua stessa ammissione, alle prime armi, era volutamente semplice nell’esposizione e all’apparenza superficiale ma sufficiente a mio avviso per verificare come sostanzialmente non ci siano grandi differenze su quanto affermato da Federico, ecco perché non mi riesce di capire il perché di tante incomprensioni.

Naturalmente il procedimento che eseguo per gli strumenti musicali é un po’ diverso e molto più accurato , qui si trattava di cassapanca.

Sottolineo: non è non vuole essere un trattato universale, ma solo una stesura per le basi di un metodo di lucidatura più sconosciuto che difficile, anche perché non mi ritengo in questo forum , la persona più qualificata per farlo ( vedi Giacomo ed altri parimenti esperti).

Il topic era : Cassapanca da restaurare , di ALE.

E questa era la mia risposta di allora:

“Comunque l’unico sistema veramente efficace é la camera iperbarica, ma non so se il costo é giustificato dal valore del mobile.

Certo neanche la camera iperbarica garantisce che dopo tre anni non ci arrivi qualche tarlo svolazzante in vacanza e ricominci tutto da capo ma comunque una copertura maggiore la da.

Un ogni caso mettiamo un altro paletto, come già detto in precedenza ma mai abbastanza ribadito, la carta vetrata lasciatela nel cassetto!

Come pure le varie scartavetratrici o la fiamma.
Per non parlare della soda caustica che necessità di grande attenzione nell’uso e fa più danni dei benefici ottenuti.

Usare un buon sveniciatore ultimo tipo gel per la fase iniziale, procedere su piccole porzioni del mobile ( non cospargere tutto il piano in una volta)
attendi uno o due minuti e non appena vedi che si cominciano a formare delle increspature sulla vernice vecchia, vai di spatola e di paglietta metallica a grana mediofine. Bada bene , la paglietta non deve assolutamente graffiare ma solo portare via i residui di vernice mista a sverniciatore. Non preoccuparti se la superficie si presenta con chiazze della vecchia finitura non ancora asportate, puoi ripetere tranquillamente l’operazione più volte fino a che otterrai il legno completamente pulito.

Ora , a seconda del tipo di sverniciatore che hai adoperato, é necessario ripassare tutto il mobile con una spugna generosamente imbevuta di solvente che serve a rimuovere gli ultimi residui minimi di sverniciatore e tracce di vecchia vernice prima che si ricristallizzino. Io uso il solvente nitro ATTENZIONE é molto tossico per inalazione, quindi non farlo in ambiente chiuso.

Ora é necessario riportare il corretto ph sulla superficie del mobile, si può usare dell’acido ossalico (come faccio io ) oppure altri tipi di basi , magari una soluzione molto diluita di ammoniaca ( occhio che l’ammoniaca se data in concentrazione eccessiva annerisce il legno ). Sconsiglio la Trementina perché un po’ troppo grassa a meno che non si coglia rifinire ad olio nel qual caso non porterebbe nocumento alcuno.

Ultima fase, spugnetta con semplice acqua e lavi il mobile( non devi affogarlo ma solo levare le tracce di velo bianco lasciate dall’acido ossalico o dal bicarbonato o quello che hai adoperato.

Una precisazione doverosa, questa tecnica non deve essere adoperata su mobili di altissimo antiquariato, non perché non funzioni, ma per una coerenza storico stilistica nellimpiego di materiali che ove anacronistici
toglierebbero valore al mobile stesso oltre che aumentare il rischio di danneggiamenti.

Proseguiamo nel restauro, questo é il momento di consolidare, ricostruire parti mancanti e stuccare, sempre a poro aperto si’ da poter meglio dissimulare con opportuni invecchiamenti o colpi di colore le differenze tra parti originali e parti ricostruite.

A questo punto vediamo con che tecnica si vuol procedere per la finitura.

Io darò qualche cenno sulla finitura a gommalacca, perché é la tecnica che preferisco e anche l’unica nella quale possa dire la mia con cognizione di causa (naturalmente prego Giacomo di correggere tutto ciò che ritiene inesatto in quanto essendo restauratore per professione é molto più qualificato di me sull’effettiva riuscita di un procedimento piuttosto che un altro) per le altre lascio la parola agli altri che in materia ne sapranno certamente più di me.

I modi per eseguire la lucidatura a gommalacca, sono ovviamente diversi da artigiano ad artigiano nelle sottigliezze o nei piccoli accorgimenti , ma sostanzialmente si basano su una tecnica consolidata nei secoli.

Il turapori ideale della gommalacca é la gommalacca stessa, su uno strumento musicale parti direttamente a tampone, ma su un mobile puoi dare tranquillamente le prime mani 1 o al massimo 2 a pennello senza ripassare più  volte dove già sei passata.

Lasci riposare il mobile per qualche giorno e quando lo riprendi vedi che l’effetto é quasi impercettibile in quanto il poro aperto si é bevuto tutto.

Procedi con la paglietta finissima ( 4 zeri) e leviga il tutto con estrema delicatezza ( produrrai una polverina biancastra finissima che andrà a depositarsi nei pori non ancora completamente occlusi dalle mani precedenti.

Ora, viene il bello , preparati il tampone piegando un pezzo di lana di un vecchio golfetto o un vecchio calzino fino ad ottenere un quadrotto largo circa 5 cm per 5cm e spesso due o tre. Poggialo su un quadrato di stoffa ( cotone o lino vanno benissimo) di una quindicina di cm di lato e chiudi tutto a mo’ di fagottello( bada che la superficie inferiore rimanga bella piana.Se vuoi puoi anche chiudere il fagottello con uno spago ma non é indispensabile.

Preparati altri quadrati delle stesse dimensioni utilizzando lenzuola vecchie, perché saranno quelli ad essere sostituiti non appena lisi o saturati di gommalacca disseccata, senza dover cambiare il primo che cosi consentirà al tampone di durare mesi e mesi.

Impregna il tampone con la gommalacca (userai una soluzione più diluita di quella adoperata per le mani a pennello), puoi anche prendere un pennello e impregnare il tampone con quello se preferisci, non dovrà essere impregnato ma sufficientemente intriso si.

Scolalo dall’eccesso passandolo su un qualcosa di idoneo ( io uso la mano stessa) e avvolgilo con uno dei quadrati che abbiamo fatto prima.
Se qui vuoi andare di fino e seguire anche la tecnica fedelmente, dovresti far entrare in gioco anche la pomice,
Spargi un pizzichino di pomice sul piano( come se stessi mettendo il sale ) intingi il dito in un po’ di olio ( Di vaselina o Paglierino ) e schizzetta tipo benedizione il piano, magari asciugati il dito sul tampone stesso e si comincia.

Inizia da un angolo del piano e comincia a passare con movimenti rotatori elicoidali ( come se stessi spolverandolo) seguendo sempre lo stesso percorso, non ripassare dove sei già passata, seguendo questo andamento ti ritroverai nell’angolo opposto. Assolutamente non fermarti mai!!! Quando sarai arrivata all’angolo seguita il movimento contornando tutti e quattro i lati uscendo al termine del giro in modo tangenziale al piano.

Ora guardalo: Che schifezza , dirai, non ti preoccupare lo dicono tutti alla prima passata, prosegui così con una decina di mani una dietro l’altra, poi gira il piano e fai la stessa cosa ma questa volta parti dall’angolo dove prima arrivavi, ricordandoti di contornare sempre.
La contornatura è indispensabile perché nel movimento elicoidale lasci dei piccolissimi triangoli sul bordo non coperti e proprio questi verranno fatti nel movimento di uscita.
Lascia il mobile, aspetta il giorno dopo e ricomincia e poi ancora ( su una chitarra é facile che ci siano 40/50 mani. mano mano che andrai avanti potrai diluire la soluzione e potrai sostituire la pomice con il Talco Veneto che é infinitamente più sottile.
L’operazione di brillantatura la farai con un semplice tampone di ovatta, prima inumidito con alcool a 98° e poi lasciato quasi asciugare prima di passarlo.
Qualcuno( ma é inspiegabile perché lo faccia) a questo punto mette la cera, a mio avviso é come mettere la cera su uno specchio appena lucidato. Non serve per proteggere, perché la gommalacca é una delle cose più resistenti all’umidità tra quelle impiegate sul legno.
Ultima cosa, ogni volta che lasci il lavoro, metti il tampone in un barattolo di vetro con qualche goccia di alcool, ti durerà a lungo.

Scritto da Enrico sul Forum

6° olio di tung

8 risposte a “Finitura lucida di Guido

  1. Pingback:Penne tipo Empress stilo o roller | TORNITURA DI GUIDO

  2. Lucia 6 luglio 2018 alle 20:55

    Salve! Il suo sito è meraviglioso, una bellissima scoperta per chi alle prime armi, ricco di tutte le notizie utili a cominciare. Vorrei farle una domanda riguardo al Woodoc 20, quanto tempo lascia passare tra una mano e l’altra? So che dipende dall’umidità, ma vorrei capire se si tratta di 1-2 ore oppure 12-24, ad esempio.
    Grazie anticipatamente.

    • tornituradiguido 6 luglio 2018 alle 22:41

      Non è importante quanto tempo, quando che è bene asciutta da poter carteggiare basta.
      dipende molto da come è areato l’ ambiente e dal tempo atmosferico.

      • Lucia 7 luglio 2018 alle 11:06

        La ringrazio molto! In realtà non avevo letto bene, Lei lo dice che aspetta una notte….mi scuso per la disattenzione! Gentilissimo!

  3. andrea 16 marzo 2016 alle 20:13

    Salve, vorrei un consiglio riguardo la finitura con ceralacca. Io ho preparato il tampone, lo imbevo di ceralacca ma quando vado a passarlo sul pezzo (ad esempio su una scatoletta) col tornio a bassi giri a causa della forza centrifuga il prodotto si addensa tutto in certi punti formando delle righe molto brutte. Sono io che sbaglio in qualcosa o il tampone lo devo passare solo a pezzo fermo? Grazie Andrea.

    • tornituradiguido 16 marzo 2016 alle 20:27

      Il tornio deve essere al massimo a 100 giri al minuto per evitare che la forza centrifuga abbia effetti deleteri.
      Bisogna che il legno sia perfettamente liscio e lucido prima di cominciare.

  4. ilcivi 7 marzo 2013 alle 19:43

    Complimenti per il tuo nuovo sito e grazie per la condivisione delle tue tante nozioni!
    Grazie
    Alessio

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